Impresa familiare: presupposti e diritti
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State pensando di avviare un’impresa familiare? Ecco che presupposti ci devono essere e quali diritti hanno i familiari lavoratori.
Impresa familiare: definizione
Capita di sovente che piccole attività commerciali (es. bar, ristoranti, alberghi, attività artigianali ecc.) siano a “conduzione familiare”, ossia vengano gestite da soggetti legati tra loro da un vincolo di parentela.
La legge attribuisce ai soggetti che prestano la loro attività lavorativa in tale ambito una particolare tutela, volta ad evitare situazioni di possibile sfruttamento, nonché a superare quella presunzione di gratuità che derivava dal legame affettivo, che lega tra di loro i soggetti interessati.
Ecco quali sono i presupposti perché si possa parlare di impresa familiare e quali le conseguenze giuridiche.
I presupposti dell’impresa familiare
L’attività lavorativa deve essere esercitata in modo continuativo all’interno di un’impresa della famiglia da parte di un familiare, ossia dal coniuge (o da un soggetto unito civilmente o dal convivente di fatto) o da un parente entro il terzo grado (figli, fratelli, zii) o dagli affini entro il secondo (suoceri e cognati).
Si tratta in sostanza di un impresa individuale a cui il suo titolare-imprenditore, si affiancano altri soggetti legati dai suddetti vincoli di parentela che insieme collaborano per il raggiungimento di un fine comune.
La disciplina in esame opera in via residuale, ossia “lascia il passo” nel caso in cui il rapporto di lavoro fosse già diversamente regolato (es. con contratto di lavoro subordinato, contratto di società, di collaborazione).
Le conseguenze giuridiche
Al familiare lavoratore spettano diritti economici al mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia, nonché il diritto alla partecipazione agli utili conseguiti, agli incrementi di valore dell’azienda, anche in ordine all’avviamento, in proporzione alla natura alla qualità e quantità del lavoro prestato.
Spettano al lavoratore altresì diritti di gestione, in quanto può pretendere dall’imprenditore il rendiconto annuale dell’impresa e contribuire alle decisioni circa la sorte degli utili realizzati (distribuzione, accantonamento, investimento).
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